giovedì 29 novembre 2007
Cultura e nuove tecnologie
Leggevo con sgomento che in Francia, a seguito di una nuova legge di Sarkozy, nel caso in cui il navigatore in rete sia trovato a scaricare da siti peer to peer, l'internet provider inizialmente manderà un avviso all'utente, e successivamente gli inibirà completamente l'accesso alla rete.
Capisco la voglia di regolamentare questo nuovo fenomeno e sono d'accordo sul fatto che ogni tipo di lucro che ne nasca, vada stroncato severamente. Al tempo stesso penso che la semplice repressione non sia la risposta più adeguata alla sete di cultura, e allo scambio di conoscenze che le nuove tecnologie ci permettono. Anche perchè con quest'ultime si rivela spesso anche totalmente inutile.
Mirko.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Premesso che per un musicista la musica è un lavoro, e al mondo nessuno lavora gratis, quindi tutto sommatro secondo me è giusto pagare i dischi, penso che il provvedimento di cui parli sia stato imposto dalle major alle quali, temo, della cultura e delle possibilità di scambio culturale che la rete offre non potrebbe fregare di meno.
la questione è: davvero i musicisti ci rimettono se i loro dischi circolano in rete?
secondo me a livello indipendente no, anzi si fanno conoscere e tutto sommato chi abitualmente scarica solo e non compra a mio parere non comprerebbe i loro dischi nemmeno se il peer to peer non esistesse. per chi abitualmente compra, invece, forse la possibilità di ascoltare prima aiuta a selezionare meglio ciò che poi si comprerà. aggiungo che i gruppi non guadagnano solo coi dischi, ma anche con i live e il merchandising, quindi comunque per loro il peer to peer, in quanto strumento per farsi conoscere sempre di più, potrebbe benissimo rivelarsi alla lunga un vantaggio invece che uno svantaggio.
tutto ciò non vale secondo me per i gruppi major, per i quali il problema di farsi conoscere non si pone perchè hanno alle spalle strutture multinazionali che pensano alla promozione e al marketing.
...in effetti è così Paolo, il problema è che questo tipo di provvedimenti colpiscono indistintamente tutti i generi musicali, per cui verrebbe sicuramente meno la possibilità, come dici tu, per le band meno conosciute di promozionarsi...non dimentichiamoci del fenomeno Artic Monkeys per esempio, divenuti famosi e importanti grazie alla rete...
Concordo anche sul fatto che i dischi vadano pagati, secondo me il compromesso di Itunes è una buona soluzione...
Posta un commento