Ti ritrovi solo in sala, rapito da una storia comune, in attesa che si realizzino i presagi di quello che deve accadere, presagi non rivelati, ma percepiti dai luoghi solitari della bassa pianura padana in cui si svolge la trama, dagli abitanti che popolano quei luoghi, dai silenzi e dagli spazi vuoti.
Perché la giusta distanza è un film con tanti spazi vuoti, riempiti dal coinvolgimento dello spettatore nella storia dei protagonisti, così vicini e reali che ti chiedi dove li hai già incontrati.
Una protagonista femminile della quale capisci che te ne innamorerai, fin da quando la vedi scendere dall'autobus nelle prime scene del film, per la sua freschezza ed entusiasmo, per la sua sicurezza ed indipendenza.
Due protagonisti maschili con un carisma che si rivela con il procedere della storia, entrambi eroi per avere ciascuno dei due superato la giusta distanza e trovato la propria ricompensa, il primo in una impossibile storia d'amore, il secondo nella verità dei fatti.
La giusta distanza è un inno al coinvolgimento, un incoraggiamento all'esporsi superando quella che la morale comune giudica la giusta distanza dalle situazioni e dalle persone, finanche dalla vita stessa. La giusta distanza è una rivoluzione silenziosa che ognuno può compiere ogni giorno.
La giusta distanza è una bellissima storia di amore ("Ieri sera sono tornato a vivere" lascia scritto sopra il tavolo uno dei due protagonisti maschili la sera in cui supera la giusta distanza), anche per chi nell'amore non vuole credere ("Vorrei avere dodici vite" sono le parole di addio della protagonista ).
La giusta distanza è un film delicato che ha una lezione per ciascuno di noi, un film che ci aiuta a costruire la nostra sensibilità, un film che ci portiamo a casa quando usciamo dalla sale e le cui emozioni e suggestioni, penso, ci accompagneranno per molto, molto tempo, almeno fino a quando avremo il coraggio anche noi di superare la giusta distanza.
Anonimous (The original).
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